Nel 1995, raccolsi in volume (Tra arte e diritto), per l’editore Allemandi, alcuni dei vari articoli scritti dal 1983 in poi su questa rivista, per la rubrica
“L’avvocato dell’arte”.
Nel raccoglierli, constatai che il motivo ricorrente era la difficoltà di ridurre la creatività artistica entro le anguste categorie logiche del mondo del diritto.
Il diritto dei beni culturali è anzi il dominio delle c.d. “antinomie”: ossia, di quelle fratture logiche presenti, frammentariamente, in ogni ramo dell’ordinamento giuridico, in misura soverchiante, in questo particolare settore.
Prendiamo un esempio: nel contratto di compravendita, le parti hanno ben presente l’identità fisica e qualitativa di quanto ne costituisce l’oggetto ed il Codice Civile prevede, in difetto, la risolubilità del negozio bilaterale.
Nel campo dei beni culturali, questo è necessariamente escluso: l’opinabilità e, comunque, la provvisorietà storica delle attribuzioni… [pdf]