“Femminicidi, il decreto da solo non basta”: un intervento di Antonella Anselmo sull’Unità.

 

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Dall’Unità 13 settembre 2013:

“TANTE SONO LE VERSIONI DELLA STAMPA SUL DIBATTITO PARLAMENTARE DEL DECRETO GOVERNATIVO DI CONTRASTO ALLA VIOLENZA NEI CONFRONTI DELLE DONNE. Secondo alcune, nel corso delle audizioni, il movimento «Se non ora quando» avrebbe espresso una posizione unitaria di critica dura e globale al decreto. Per un movimento composito, plurale come «Snoq», che ambisce, dalla sua nascita, a dare voce alle donne italiane, al di là di storici e datati steccati, sarebbe un ben strano risultato esprimere un rifiuto totale di un provvedimento, che pur con i suoi limiti, ha raccolto apprezzamenti da una larga opinione pubblica, testimoniati dai numerosi articoli comparsi sui grandi organi di informazione e su settimanali a larghissima diffusione. E in effetti non è così. Il movimento ha manifestato orientamenti diversi. Una parte di esso ha colto, come ho sottolineato nel corso della mia audizione a nome di «Se non ora quando – Libere», nel decreto un importante segnale politico di accelerazione nel processo di adeguamento ai principi della Convenzione di Istanbul recentemente ratificata dall’Italia.

Il fenomeno dei femminicidi e della violenza essendo strutturale, assurge a fatto politico perché investe i diritti e le libertà delle donne nelle relazioni con gli uomini. Non riconosce- re questo dato da parte dello Stato sarebbe un grave inadempimento degli obblighi internazionali. Dunque un intervento governativo non era procrastinabile. Si può e si deve viceversa discutere del merito, prescindendo da dogmi, ideologismi, interessi di parte e contingenza politica.

Il d.l. 93 è un passo avanti, per quanto incompleto e migliorabile in sede di conversione. Ad esso però dovrebbe seguire un Codice di settore (che riordini e dia forma coerente alla abbondante e disordinata legislazione in materia) e completi il percorso normativo fino alla piena attuazione della Convenzione di Istanbul. Personalmente, come donna, sento che vada sostenuta ogni misura pensata per la sicurezza, protezione e il sostegno delle vittime di violenza di genere e tali sono appunto alcune misure contenute nel decreto: il gratuito patrocinio indipendentemente  dal reddito, l’accelerazione dei processi, la testimonianza protetta, l’estensione dell’allontanamento e di altre misure di protezione a reati della stessa indole, le garanzie processuali di comunicazione alla persona offesa di revoca o modifica di alcune misure di protezione. Sulla base della fondamentale indagine Istat del 2006 emerge che il volto più brutale della violenza è dentro le mura di casa. Ora, il dl ha completato un percorso rendendo un po’ più omogenea la reazione repressiva dello Stato per i reati di violenza sessuale, stalking e di maltrattamenti nelle relazioni familiari. Sono invece da verificare alcuni delicati meccanismi processuali.

Diversa la valutazione sul Piano nazionale straordinario. Il Consiglio d’Europa impone con la Convenzione di Istanbul un approccio integrale e strutturale delle azioni di contrasto. E così il decreto governativo prescrive un piano straordinario che anticipa da subito una politica su più livelli di intervento, omogenea su tutto il territorio nazionale: prevenzione, educazione, assistenza, welfare pubblico, monitoraggio, formazione degli operatori, sostegno ai centri antiviolenza. Tuttavia la norma non assicura adeguate risorse economiche. E questo è un limite invalidante. In chiave propositiva, «Snoq- Libere» ha dunque avanzato la proposta che per legge sia prescritta la regolare rilevazione dall’Istat dei dati disaggregati e che la contribuzione, fatto salvo il pareggio di bilancio, avvenga attraverso la partecipazione anche finanziaria delle varie amministrazioni interessate. Solo così il Piano straordinario avrà speranza di essere concretamente attuato.”

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